Quel che doveva succedere è successo. Mi sono licenziata. Dopo un giorno non potevo più vedere il mio capo, dopo una settimana non potevo più sentire la sua voce stridula e suadente, dopo due ero tentata di dirgli qualcosa a proposito dei suoi completi viola a righe verticali con cravatta gialla, dopo un mese mi faceva veramente ribrezzo. Ci sono ovviamente altri motivi alla base del gesto, per esempio lo stipendio scandaloso e gli orari da schiava. Mi mancheranno il mini-ristorante libanese in cui andavo a comprare il panino col pollo (diventato poi panino con falafel dopo l'allarmismo sull'influenza aviaria) ed i giornali per parigine ricche e snob che potevo arraffare gratis (e che sono diventati interessanti letture da bagno).
Ora sono pronta ad accettare un lavoro che mi consenta, almeno, di non passare la pausa pranzo inchiodata alla sedia facendo finta di lavorare ("mentre mangi davanti al computer approfittane per fare qualche telefonata e mandate qualche mail", diceva).
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