Come già detto qualche post più sotto, da un paio di settimane la mia losca azienda mi ha trasferito, a mo' di sacco di patate, in un altro servizio. Fino a fine giugno sono in sede centrale, poi torno nella mia tana.
La sede è tristerrima, sette piani tutti grigio-bianco-marroncini, gente che manco si saluta, gente che se la tira un pelo troppo, frasi di circostanza e così via. C'è poi chi fa finta di non vedermi, non rendendosi conto di farmi solo un favore giocando a Pacman (traiettorie abilmente deviate sotto sguardi interrogativi). Io me ne frego, tanto parlo solo con i miei 4 fidi italiani, gli unici che mi conoscono e con cui non sono obbligata ad essere falsa.
Il piano a cui sono è interamente femminile. Da me ribattezzato "il pollaio", è tutto un va-e-vieni di ragazzette modaiole e sguaiatelle. Dicevo che sono lì da due settimane: faccio coscienziosamente il mio lavoro e non apro mai bocca.
Oggi, la rivoluzione. Le mie colleghe si sono improvvisamente rese conto che esisto e che sono italiana. Stavo parlando in italiano con una collega franco-italiana appena arrivata, e attorno a me è stato tutto un fiorire di "oooohhh ma come è bello sentir parlare italiano", "grazzzzzie miiiiiile", "devi consigliarmi per il mio prossimo viaggio a Venezia"...
Preferivo di gran lunga quando nessuno si era accorto di me (sì, sono nella fase rompicoglioni e asociale).
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