domenica, giugno 19

Giochi di prestigio

Per sfuggire alla pazza folla che al sabato pomeriggio invade ogni centimetro quadro di Parigi, rendendo difficile persino fare la spesa al supermercato, il mio compagno di viaggio mi ha trascinata all'insolito Museo e Accademia della magia e dell'illusionismo. Da vedere anche solo per la bellissima location: rue Saint Paul, viuzza tortuosa e piccolina nel cuore del Marais, uno dei quartieri più autentici (folla a parte, ovviamente) e affascinanti di Parigi.

Facendoci largo tra folle di bambini urlanti (c'era persino una festicciola di compleanno), siamo scesi in un bel sottosuolo con soffitti ad arco e un sacco di attrazioni magiche e di illusionismo d'epoca. Ma sempre d'effetto! Dalla statua animata della cartomante, a tubi e cannocchiali in 3D, a "metti la mano nella bocca del leone" (e sentirai una cosa tipo la lingua che ti sfiora), a specchi deformanti, alla macchina in cui inserisci una monetina nella fessura del "personaggio" da cui vuoi una risposta: fra gli altri, erano disponibili Sant'Antonio, il diavolo, Cupido.
Abbiamo persino assistito ad uno spettacolo di magia con le carte...che dire...eravamo felici come bambini! E il mio compagno di viaggio, che si vanta di essere un po' esperto in giochi di prestigio con le carte, rosicava dall'invidia di fronte al prestigiatore (bravo e simpatico, devo dire...ha fatto lo spettacolo in francese e inglese, visti i numerosi turisti, abbiamo riso come scemi). Soprattutto è diventato giallo quando una signora del pubblico, invitata sulla scena, ha mescolato le carte con l'abilità di un croupier.
Unica nota: la solita, penosa famiglia di italiani. Durante lo spettacolo, il papà ha commentato ai figli, a voce alta, ogni mossa del prestigiatore, come se questi fossero imbecilli e non riuscissero a capire niente. Ovviamente il "mago" gli ha lanciato un sacco di occhiatacce e commentini taglienti ("Italiani blablabla"). Ok che i bambini non capivano né francese né inglese...ma il bambino russo con la nonna, invece? Loro sono rimasti belli tranquilli, eh. E nessuno dei due parlava francese o inglese.
Prossima tappa: il museo del luna park (esiste, esiste...)

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