domenica, giugno 5

Parigi - Istanbul

"Venezia mi ricorda istintivamente Istanbul
stessi palazzi addosso al mare,
rossi tramonti che si perdono nel nulla"

(grazie Nicola per avermi fatto conoscere questa bella canzone di Battiato)
Vorrei parlare per ore di questo viaggio bello e sorprendente. Dei profili delle moschee che si stagliano, in cima alle colline, in fondo al cielo. Delle stradine in pendenza che sbucano dove meno te lo aspetti. Dell'aria che si respira, cosmopolita e carica di storia. Dell'invito alla preghiera dei muezzin, puro e toccante (anche alle cinque di mattina!). Dell'odore di pesce alla griglia che impregna le narici nei dintorni del ponte di Galata. Dei miei piedi che sguazzano felici nell'acquetta sporca del mercato del pesce, la sera, deserto. Di Abdel, turista francese sperduto che abbiamo conosciuto per strada e che è rimasto con noi per tutto il viaggio, nonostante mi abbia chiesto se ero polacca o rumena e abbia insistito a chiamarmi Giuliana. Dei miei occhi abbagliati alla mattina, durante la colazione, di fronte alla magnifica vista dal tetto dell'hotel: a destra l'Asia, a sinistra la Moschea Blu e Aghia Sofia. Del Leb-y-deria, dei suoi cocktail sciccosissimi (tra basilico, mastic e lamponi) e delle nostre pazze risate. Dell'hotel in cui Agatha Christie ha scritto "Assassinio sull'Orient Express". Di Kadakoy e della gente seduta sul marciapiede, su seggioline piccolissime, intenta a bere the e giocare a backgammon. Del turco bellissimo seduto di fronte a noi sul traghetto verso Kadakoy e che Vins, bravissimo, è riuscito a fotografare di sfroso. Del succo di melograno e di arancia fatto al momento, per strada. Di Pascal il falso turkmeno e dei suoi racconti allucinanti. Del raki che in quel momento mi scorreva nelle vene e mi ha aiutato a sopportare le sue cazzate. Del dessert al semolino con gelato alla vaniglia che ci siamo disputati a colpi di cucchiaino. Del simpatico ragazzo conosciuto in aereo. Del caffé turco, una cosa densa e schiumosa profumata al cardamomo. Dell'harem di Topkapi e delle risate con Abdel a proposito degli "eunuques noirs". Del tram che funziona a gettoni. Del dessert al petto di pollo che stavo per ordinare. Della grande nostalgia che adesso mi pervade. Ma come dice il saggio...domani è un altro giorno...

Nessun commento:

Posta un commento